\paperw9000 \margr0\margl0 \plain \fs20 \f1 \fs24 Riorganizzati i loro corpi corazzati, i Sovietici avevano portato lÆesercito, nella pausa invernale, allÆaltezza dei compiti str
ategici della successiva estate, previsti come decisivi. Mentre nel 1941 i Tedeschi avevano operato contemporaneamente con tre gruppi di armate, del nord, del centro e del sud, nel 1942 lo sforzo venne a gravitare quasi soltanto sul gruppo sud. Questo gr
uppo, sotto il comando di F. von Bock, avrebbe dovuto distruggere le armate sovietiche distribuite fra il Mar dÆAzov e la regione di Kursk, sfondare tra Voronez e Sachty, sul vertice della grande ansa del Don (di fronte a Stalingrado), quindi, risalito i
l Volga fino a Kujbysev, con un grande movimento di conversione, abbattersi sulla regione fra Penza e Gor┤kij per marciare verso Mosca, presa da tergo. Le armate sovietiche sarebbero state allora costrette a combattere a fronte rovesciato senza aver pi∙
contatto con gli Urali, il Caucaso, il Caspio e lÆIran, e forse nemmeno pi∙ con la ferrovia di Murmansk. Il piano difensivo sovietico considerava obiettivo fondamentale il mantenimento del settore di Voronez, per evitare lÆavvolgimento diretto di Mosca d
allÆest, indietreggiando fino al basso Volga e al Caspio, perchΘ si volevano evitare a ogni costo le battaglie di accerchiamento. Intanto Stalin e il suo alto comando, per difendere il Volga e il caposaldo di Stalingrado, venivano ammassando dietro il pi
∙ grande fiume russo le riserve strategiche. Ma i successi conseguiti nel luglio, nonchΘ nella prima decade di ag., contro il nemico in rotta che abbandonava, decimato, immensi territori, condussero lÆalto comando tedesco alla decisione, presa il 24 lugl
io, di sottrarre allÆarmata corazzata di von Bock, diretta verso Stalingrado, un buon terzo degli effettivi, per lanciarlo alla conquista dei petroli del Caucaso. La Wehrmacht si trov≥ in tal modo a perseguire simultaneamente due obiettivi separati lÆuno
dallÆaltro da distanze cos∞ enormi, e tanto disservite da vie di comunicazione, che tra le due sezioni di quella che era stata lÆunica grande armata di von Bock si resero impossibili, con effetti decisivi sulla condotta delle operazioni, gli scambi degl
i uomini e dei mezzi. Stalin, inoltre, veniva organizzando la controffensiva: le officine nazionali lavoravano in pieno e, da sole, producevano pi∙ di quello che si consumava a Stalingrado: le forniture degli Anglo-Americani, inoltre, nonostante il peric
olo sottomarino, seguivano una curva ascendente. Per questo, la controffensiva sovietica, lanciata il 19 novembre, aveva giα raggiunto i suoi primi risultati il 23: la 6¬ armata tedesca, senza pi∙ respiro strategico, si trovava prigioniera nel settore di
Stalingrado, tra il Don e il Volga. Dopo questo successo iniziale, cominci≥ a svilupparsi la vera e propria controffensiva dÆinverno, che ricacci≥ i Tedeschi, nel marzo 1943, sul medio Donec. La vittoria di Stalingrado poneva fine ai propositi tedeschi
di guerra lampo per dare inizio alla guerra di esaurimento, a tutto vantaggio della coalizione anglo-russo-americana. Alla campagna di Russia presero parte anche unitα italiane, al comando del gen. I. Gariboldi, che combattΘ la lunga e logorante battagli
a difensiva del Don (autunno 1942 - inverno 1943), con la conseguente ritirata.